IMPEGNO CIVILE : IMPEGNO PER L’AMBIENTE / 2 FEBBRAIO 2020
DOCUMENTO AMBIENTE
La crisi climatica si è rapidamente evoluta in emergenza climatica, coinvolgendo direttamente la nostra regione e la nostra città.
La crisi, a livello globale, è conseguenza di scelte economiche tese ad estrarre valore dalla natura senza limiti e previsione del futuro.
Il superamento della crisi e il progressivo ritorno ad un equilibrato rapporto con la natura richiedono un mutamento degli obiettivi economici, dell’uso della ricerca scientifico-tecnologica e delle abitudini di vita delle presone.
Non è più tempo di proclami, occorre avviare azioni concrete: alcune saranno di limitata entità, altre costituite da programmi e progetti di lungo respiro, entrambe comunque indispensabili.
Occorre l’impegno di tutti i cittadini, sostenuti e diretti dalle azioni delle istituzioni democratiche, con la consapevolezza e l’obiettivo di risolvere insieme le storture e le situazioni critiche del nostro territorio.
AZIONI A SCALA COMUNALE
Chiediamo prioritariamente al Sindaco di avviare da subito queste iniziative:
- Incremento del patrimonio arboreo del Comune
a. Mettendo a dimora almeno 5000 alberi di alto fusto nei prossimi 3 anni in modo da creare/completare circa 20 ettari di boschi urbani nei seguenti siti: via Paludetti, Parco Eolo, la Caserma Piave nella parte non utilizzata dalla Open Piave, il “Bosco del Respiro” a Santa Bona, l’ex Telecom a San Zeno, l’ex Consorzio Agrario al ponte della Gobba, parte della caserma Salsa.
b. Implementare l’alberatura lungo il PUT e le strade di maggior traffico.
c. Separare le strade dai percorsi pedonali con siepi di sempreverde.
d. Preservare le alberature di alto fusto presenti nel verde privato sottoponendone l’eventuale abbattimento ad autorizzazione comunale ed eventualmente con l’obbligo di sostituzione anche in luogo pubblico.
L’incremento del patrimonio arboreo può essere finanziato anche con ricorso ai mutui della Cassa Depositi e Prestiti, considerando anche che al momento il comune di Treviso non ha mutui in corso; tra tutti i debiti che possiamo trasferire alle future generazioni, questo sarà il più accettabile. - Bloccare il consumo di suolo impedendo nuove edificazioni in zone verdi e consentendo l’utilizzazione dei crediti edilizi solo in volumi già edificati.
- Promuovere la riduzione del consumo di combustibili fossili e la conseguente emissione in atmosfera di gas climalteranti; programmare incentivi economici all’isolamento termico dei vecchi edifici e all’impiego di pannelli fotovoltaici, anche in centro storico. Va richiesto l’intervento della Regione sia per il finanziamento degli incentivi sia per uniformare gli interventi dei vari Comuni: l’inquinamento si sposta e non conosce i confini comunali.
- Riprendere, secondo le direttive del PAES (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile) e del Patto dei Sindaci, una energica azione di indirizzo e di guida dei comuni circostanti. Sulla base del PAES, sottoscritto dal comune di Treviso, si provveda, ogni 2 anni, alla “Relazione di Intervento”, contenente informazioni sull’attuazione delle attività del PAES.
- Dare inizio alla redazione del PAESC (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima), il documento con il quale gli enti locali pianificano le proprie azioni per ridurre le emissioni di Co2 di almeno il 40% entro il 2030, aumentare l’efficienza energetica e il ricorso a fonti rinnovabili e preparare il territorio alle mutazioni del clima. Rispetto al PAES, quindi, il PAESC presenta sia azioni di mitigazione delle emissioni di Co2, che di adattamento ai cambiamenti climatici.
- Rafforzare l’Assessorato all’Ambiente per adeguarlo ai nuovi decisivi compiti.
- Potenziare i percorsi ciclo pedonali e completarli con passerelle che consentano il superamento delle strade di traffico intenso.
- Attuare il percorso ciclo pedonale di gronda (da S. Giuseppe a S. Maria del Rovere fino a Fiera e S .Antonino) che connetterà tali quartieri a costituire la Città Nord. Ciò limiterà l’uso dell’auto e, abolendo alcuni semafori, l’emissione di gas climalteranti.
- Coinvolgere ed informare i cittadini pubblicando un bollettino periodico contenente i dati sulla evoluzione della situazione, gli elementi positivi e negativi e le realizzazioni.
AZIONI A SCALA REGIONALE
L’azione dei singoli comuni, tuttavia, non è sufficiente ad affrontare e risolvere un’emergenza tanto vasta. È dunque necessario, all’interno del Protocollo di Bacino Padano, che la Regione si doti di un programma di azioni strategiche che consentano di pensare e programmare il futuro.
Tra queste consideriamo irrinunciabili le seguenti.
A. Riorganizzazione del sistema ferroviario
Occorre rilanciare e attuare il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale assicurando una mobilità collettiva sicura, efficiente e poco inquinante.
Peraltro, utilizzando la ferrovia che circonda su tre lati il centro di Treviso, si potrà pensare ad una “Metropolitana Urbana di Superficie” con stazioni a S. Artemio – Caserma Salsa – scalo Motta – Ospedale – Stazione Centrale – S.S. Quaranta – Monigo. Si collegherà tutta la periferia senza passare per il centro e senza usare l’auto.
B. Risolvere il conflitto tra l’utilità dell’aeroporto e la minaccia che esso costituisce per la salute e la sicurezza dei cittadini.
Se da una parte l’aeroporto può rappresentare un’occasione per lo sviluppo del turismo a Treviso, esso genera inquinamento, non solo quello degli aeromobili (atmosferico e acustico prodotti dall’elevato numero di sorvoli), ma anche quello derivante dal traffico veicolare (traffico indotto di circa 70mila auto e pullman/anno).
È dunque irrinunciabile un collegamento ferroviario tra l’aeroporto e la Stazione.
In prospettiva, si deve riconoscere che l’aeroporto non può restare in città. Tra le soluzioni da considerare, sia pur lontana, potrebbe essere quella di spostarlo a Istrana . Un raccordo di 3 km alla ferrovia di Paese consentirà il raggiungimento in treno da tutto il Veneto centro orientale, eliminando ingente traffico automobilistico.
C. Sistemazione idraulica del territorio.
Altro compito precipuo della Regione è la sistemazione
idraulica del territorio e in particolare del corso del Piave; non solo per evitare altre possibili esondazioni, ma anche per provvedere agli approvvigionamenti idrici del futuro, quando l’acqua sarà un bene sempre più prezioso e meno disponibile.
Queste iniziative richiedono un ingente impegno finanziario.
Il Comune di Treviso, che ha ampie possibilità di accedere a mutui, potrà accendere mutui con la Cassa Depositi e Prestiti per i primi lavori. Altri finanziamenti dovranno essere chiesti alla Regione Veneto, alla quale in particolare si dovrà chiedere di passare ai cittadini trevigiani la proprietà dell’ex Consorzio Agrario al “Ponte della Gobba” per realizzarvi un bosco urbano.
Presentando un progetto complessivo per un nuovo paradigma della mobilità entro il territorio comunale e verso i comuni circostanti, si potrà chiedere un finanziamento alla Comunità Europea. I competenti uffici del Comune dovranno mettersi subito al lavoro.
Il futuro si prepara cominciando a pensarci subito.
Impegno Civile